Vogliamo cambiare il Paese per non cambiar paese. Non ci rassegnano a vedere la precarietà come l’unica costante della nostra vita presente e futura.
Le nostre mobilitazioni si stanno dimostrando efficaci: e lo dimostra la battuta d’arresto che sta vivendo il pdl Aprea. Ma è necessario insistere perché quella legge sia cancellata completamente perché distrugge la democrazia nelle scuole. Ma non basta.


Richiediamo nuovi finanziamenti sulla scuola pubblica, per la sua didattica, per l’edilizia scolastica. E non solo perché si mettano le scuole a norma di sicurezza, ma anche perché ogni istituto sia a misura di studente, con gli spazi per fare assemblee e strutture adeguate all’attività didattica. Sotto l’insegna della ‘razionalizzazione’ passa la frammentazione dei plessi e la riduzione del personale scolastico e amministrativo, un fatto questo che rende ancora più distante l’amministrazione scolastica dalle esigenze educative. Servono scuole sempre aperte che siano luoghi di formazione e conoscenza diffusi; vogliamo la cancellazione del buono scuola affinché in Lombardia il diritto allo studio non sia un finanziamento alle scuole private camuffato ma il vero strumento di accesso alla formazione per tutti.

Siamo però anche consapevoli che non è sufficiente lottare per una scuola migliore, pubblica, laica e democratica, se non cerchiamo di cambiare la società tutta. Noi sappiamo che domani, usciti da scuola ci troveremo a entrare in università sempre più simili ad aziende, più costose ed elitarie. Sappiamo che ci hanno riservato un non-lavoro precario, un lavoro in nero, sottopagato, senza diritti. Perciò sappiamo che dobbiamo ribellarci. Così come il faranno il 5 dicembre anche gli operai della Fiom, anche noi scenderemo in piazza per un nuovo welfare, per un reddito di cittadinanza, per la difesa dei diritti e della dignità nel lavoro.