Il diritto al libero aborto in Italia è sotto attacco. Dall’elevatissimo numero di medicɜ obbiettorɜ, che in alcune regioni supera il 90% e che in media è al 70%, a tutte le complicate procedure burocratiche e amministrative che rallentano le pratiche, abortire è sempre più difficile.
Durante la campagna elettorale, la probabile futura premier Giorgia Meloni ha detto di non voler eliminare la legge 194, ma di voler rafforzare le parti della legge che parlano di “tutela sociale della maternità”, ossia quelle che permettono la presenza all’interno di ospedali e consultori di organizzazioni pro vita e anti abortiste.
Quello che davvero serve per “tutelare la maternità” è altro: servono politiche del lavoro che consentano alle persone di non dover scegliere tra figlɜ e lavoro, congedi di maternità e paternità paritari e remunerati, sussidi e sostegni alle famiglie, scuole per l’infanzia, in particolare asili, assieme a politiche ambientali e sociali che diano la speranza di farlɜ crescere in un mondo migliore. Ma avere unə figliə deve essere una scelta.
Rendere più difficoltoso l’accesso all’aborto, inoltre, non riduce certo il numero di aborti, riduce solo il numero di aborti sicuri. Le persone hanno sempre abortito, anche prima della legge 194, e lo fanno tuttora anche nei paesi dove l’aborto è illegale, mettendo a repentaglio la loro salute e la loro libertà.
Quello che davvero potrebbe ridurre il numero di aborti è un’educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, perché solo la conoscenza può abbattere i tabù, la stigmatizzazione legata alla sessualità nel nostro Paese, e contraccettivi gratuiti, fondamentali anche per la protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Servono consultori pubblici e laici, senza organizzazioni pro vita, per permettere alle persone di scegliere in piena consapevolezza e va garantito il diritto ad un aborto sicuro.
In un anno in cui negli USA è stata rovesciata la sentenza Roe vs Wade, limitando o vietando l’accesso all’aborto in tantissimi stati, e in Ungheria è stato imposto l’obbligo per ogni donna che vuole abortire di sentire il battito dell’embrione, noi non smetteremo di lottare per preservare il diritto all’aborto.
Per questo oggi saremo in piazza con Non Una Di Meno – Milano : perché siamo furiosɜ, perché ogni persona ha il diritto di autodeterminarsi.