È notizia di questa mattina l’archiviazione di una denuncia per stupro di una moglie a carico del marito, argomentata così dalla PM di Benevento: a volte l’uomo deve “vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito tenta un approccio sessuale”.
È inaccettabile che tutt’ora si pensi che le donne debbano essere “invogliate” a fare sesso, che la loro libertà di scelta venga sminuita e la loro “resistenza”, ovvero il loro dissenso, venga visto come una sfida da parte dell’uomo che ha l’obiettivo di convincerla per soddisfare un piacere proprio.
Il sesso piace anche alle donne, ma hanno il diritto di scegliere se farlo o meno e con chi.
Sempre per la PM, inoltre, le violenze vanno considerate “fatti carnali che devono essere ridimensionati nella loro portata” anche perché commessi “in una fase del rapporto coniugale in cui” lei “ha messo seriamente in discussione la relazione, meditando la separazione”.
Il volersi quindi allontanare da un compagno violento diventa non un aggravante per le accuse di violenza sessuale, ma un’attenuante.
Pare inoltre che quest’uomo abbia minacciato la moglie, ma il tribunale le abbia definite frasi “scherzose”. Bisogna smettere di sminuire tutti quei gesti che non producono un danno prettamente fisico, ma che scatenano traumi e paure nelle donne che li subiscono.
Non si possono definire “scherzose” le minacce, le battute e i gesti che in realtà sono delle violenze psicologiche inaccettabili. Una donna che subisce abusi e che è costretta ad elaborare tutto da sola pur di non coinvolgere e non mettere in pericolo i propri figli, dovrebbe essere ancora di più tutelata dalle istituzioni e queste dovrebbero essere considerate aggravanti per il marito.
È evidente la gravità di affermazioni simili da parte di un tribunale, quella stessa istituzione che dovrebbe tutelare le donne costrette a denunciare!
A meno di un mese di distanza dal 25 Novembre, giorno in cui, come ogni anno, ci viene detto come un mantra di “denunciare al primo segnale di violenza”, facendoci intendere che se non lo fai allora è un po’ colpa tua, non è accettabile leggere questa sentenza.
Questa sentenza è simbolo della violenza istituzionale sulla pelle delle donne. Ci dimostra cosa succede quando denunci una violenza. Denunciare non è sufficiente, lo dimostra questo e lo dimostra anche quanto accaduto poche settimane fa alla giornalista Greta Beccaglia: pure quando la violenza avviene in diretta TV i fatti vengono sminuiti e la donna viene accusata di essere un’esagerata, mentre il violento è un burlone.
Finché la violenza di genere non verrà considerata un problema sistemico e non verranno proposte soluzioni strutturali, non sarà possibile risolverlo.
Non è sufficiente invitare le donne a denunciare, se questa è la risposta che ricevono: bisogna formare le istituzioni a gestire queste situazioni ed educare al consenso.