Stamattina eravamo in piazza con i sindacati per lo sciopero generale. Perché?

Perché l’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono scesi rispetto a 30 anni fa, ma il costo della vita è aumentato.

Perché dilaga un uso improprio di tirocini, stage e collaborazioni così possono non pagarti – o, se miracolosamente ti pagano, lo fanno poco – ed evadere le tasse, ma tu devi passare 8 o più ore al giorno a creare profitto per qualcun altro.

Perché chi è giovane oggi e prova a entrare nel mondo del lavoro si trova con salari che non permettono di mantenersi e, nella maggior parte dei casi, i primi anni lavora senza contratto, ma tanto la pensione non la vedremo mai, quindi non è un problema perdere anni di contributi.

Perché milioni di italian3, pur lavorando, vivono sotto la soglia di povertà.

Perché studiare è un costo del singolo e non un investimento che lo stato fa sulle nuove generazioni.

Perché l’arte e la cultura vengono considerati hobby e non professioni specializzate fondamentali.

Perché lo smart working è diventato uno strumento di sorveglianza e sfruttamento, invece di aiutare a conciliare il tempo di lavoro e quello di vita.

Perché muoiono 3 persone al giorno sul posto di lavoro.Perché in Italia non esiste un salario minimo.

Perché per l’ennesima volta il governo di turno, invece di andare a combattere queste ingiustizie, ha approvato una riforma fiscale che le aumenta.