Il 2 febbraio 2017 il governo Gentiloni firmava il Memorandum Italia – Libia, col quale il nostro governo garantiva fondi e supporto tecnico alla Guardia Costiera libica con l’obiettivo di ridurre il traffico di migranti nel mar Mediterraneo, mentre la Libia avrebbe dovuto migliorare le condizioni di vita nei suoi centri per migranti.

Negli ultimi 5 anni, dunque, più di 82.000 persone sono state riportate in Libia dalla cosiddetta Guardia Costiera. Solo nel 2021 sono state di più di 32.000 e, di queste, 20.000 quelle di cui si sono completamente perse le tracce una volta tornate in Libia.
Sempre nel 2021, 1.553 persone sono morte o scomparse nel Mediterraneo centrale.

Le condizioni di vita dei migranti fermi in Libia non sono certo migliorate negli ultimi 5 anni. I migranti vivono in veri e propri lager, dove subiscono ogni forma di violenza, tortura e abusi dalle milizie e dalle forze di sicurezza.

L’Italia e l’Unione Europea sono complici di queste violenze, sono direttamente responsabili delle morti in mare e nei lager libici, animati dal desiderio di esternalizzare le frontiere europee.

Non si può più far finta di considerare la Libia un paese sicuro, serve un cambio drastico alle politiche migratorie europee che si basi, non sul respingimento e sulla protezione dei confini della fortezza Europa, ma sull’accoglienza e sul garantire a tutt il diritto a cercare condizioni di vita migliori.