L’austerità e la privatizzazione colpiscono ormai da troppi anni l’istruzione: parliamo di “classi pollaio”, strutture fatiscenti, mancanza di personale, scuole che si reggono in piedi quasi esclusivamente grazie al “contributo volontario” delle famiglie.
Parliamo di un diritto allo studio che viene sempre più negato, a partire dal costo dei libri di testo (forse pochi sanno che il 70% delle entrate dell’editoria italiana provengono proprio dall’acquisto di questi ultimi), fino alla famigerata “Dote per la libertà di scelta” e alla mancanza di un adeguato sostegno da parte dello Stato per le famiglie meno abbienti.
Conseguenza di tutto questo?
Una scuola ancora più costosa che, al posto di aprirsi agli studenti, presenta barriere che ostacolano l’accesso ai saperi. Ulteriore conseguenza: l’abbandono da parte di un numero sempre più alto di ragazzi dei percorsi di studio.
E questa dato -l’abbandono dei percorsi di studio- non passa certo inosservato: proprio in questi giorniè stato pubblicata da Repubblica un’indagine condotta da Piaac (Programme for the International Sessment of adult Competencies) in cui è messo in luce come l’Italia sia ultima per competenze alfabetiche e penultima per competenze matematiche tra i paesi dell’Ocse (paesi del mondo sviluppato e democratico).
La spiegazione di questo fatto è solo una: se la percentuale di “analfabeti” in Italia è davvero così alta, allora questo significa che per un numero troppo alto di giovani “studiare non conviene”.
Ma nessuno sembra considerare il fatto che il futuro del paese dipenda da noi: che aspettative possiamo avere da un domani che si poggia su un instabile oggi in cui il valore dell’educazione sembra essere stato messo in secondo piano?
Perché possiamo proprio parlare di “essere messi in secondo piano”. Come risulta evidente, il nostro Stato sembra essere maggiormente interessato ad investire in Gradi Opere, come TAV, TEM, Bre.Be.Mi, il ponte sullo stretto o Expo 2015.
Così, mentre le scuole arrivano a rimanere chiuse il sabato perché mancano i finanziamenti per il riscaldamento, il Paese investe in iniziative di dubbio valore e utilità.
Non c’è davvero più tempo per accettare questo disinteresse. Allo stesso modo, non c’è più tempo per chiedere e non ottenere l’abolizione del Buono Scuola, la nota forma di finanziamento pubblico indiretto che assicura agli utenti delle scuole private un sostegno economico non indifferente e pari, in Lombardia, all’80% dei soldi stanziati dalla regione per la scuola. E non c’è più tempo per chiedere la modifica della legge 62\2000, che prevede il finanziamento delle scuole paritarie e private, in netto contrasto con gli ideali di libertà, laicità e uguaglianza della costituzione. Come anche non c’è più tempo per quella logica del profitto inserita nelle scuole che porta troppi studenti ad essere sfruttati durante i periodi di stage, sottopagati e spesso privi di tutele. NON C’È PIÙ TEMPO.
VIENI ANCHE TU, PARLA DELLA SITUAZIONE NELLA TUA SCUOLA!!
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Organizzato da:
Unione degli Studenti Milano
Unione degli Studenti Vimercate
Unione degli Studenti MonzaUnione degli Studenti Sesto S.G.
Collettivo Alternativa Ribelle