Pubblichiamo il comunicato e il vide-comunicato dal Palazzo Campana occupato di Torino

Da martedì prossimo alla Camera dei Deputati inizierà l’iter finale di approvazione del DDL “Gelmini” destinato a distruggere l’università e la ricerca pubblica di questo Paese.
Esattamente 367 giorni fa a Torino occupammo il rettorato dell’Università per denunciare i rischi che questa proposta di legge si portava dietro. Essa racchiude in sé tutte le contraddizioni politiche e sociali che la nostra generazione si trova a dover combattere: un futuro fatto di precarietà; la cancellazione della democrazia dai processi decisionali; la finanziarizzazione della conoscenza; la ricerca insensata di profitto da ogni attività sociale e culturale.
L’attacco, come ripetiamo senza sosta da almeno due anni, è sistematico: colpisce la struttura dell’università e al contempo ne azzera i fondi per ottenere un’obbligata privatizzazione. E sistematica è stata la risposta del mondo del sapere: siamo stati in grado di mettere in discussione le logiche del potere e la sua arroganza.

Siamo riusciti a minare un consenso trasversale che il DDL aveva riscontrato fin dalla sua presentazione; abbiamo smascherato una cantilenante retorica sul merito, dimostratasi un cavallo di troia per privatizzazioni, riduzione di diritti, torsioni autoritarie. Accanto allo strumentale discorso meritocratico proseguono i tagli al diritto allo studio, distruggendo così le prospettive di migliaia di studenti e studentesse che vedono loro negata la possibilità stessa di studiare. La presunta volontà di premiare i migliori, senza garantire le medesime opportunità a prescindere dalle condizione socio-economiche di partenza, appare ai nostri occhi una presa in giro ed evoca unidea che credevamo anacronistica: il classismo.

Una prospettiva che intendiamo rifiutare perché richiama politiche di esclusione, innalza muri che ritenevamo abbattuti, divide il paese tra chi può e chi non può. Oggi questo concetto lo troviamo scritto tra le righe di un DDL, rivendicato a male parole dai comunicati stampa del Ministero o dai videomessaggi su youtube.

Consapevoli della forza delle nostre ragioni abbiamo occupato il 17 novembre palazzo Campana, oggi sede di matematica e un tempo storico luogo delle mobilitazioni del sessantotto (fu una delle primissime ad essere occupata nel ’67, dando il “la” alla contestazione studentesca). E sempre per le medesime ragioni l’assemblea degli occupanti, riuniti in unaula magna strapiena, ha deciso di praticare il blocco della didattica, modalità che a Torino non era più stata adottata da decenni.

Il livello di maturità espresso dagli studenti, dai ricercatori e dai lavoratori apre profonde riflessioni sulle potenzialità di questo movimento: oggi più che mai in grado di invertire una rotta intrapresa da una politica pensata per avvantaggiare linteresse dei pochi sullinteresse dei tanti. Superata l’onda, la mobilitazione del mondo della conoscenza è capace di esprimere posizioni articolate e radicali, necessarie risposte ai tanti problemi che attanagliano la nostra generazione, a partire dall’università.

Lattuale opposizione frontale a questa legge, richiede pratiche che obbligano il mondo delluniversità ad uno scatto di consapevolezza maggiore per rispondere, qui ed ora, a chi intende approvare la riforma. Oggi più che mai siamo (e dobbiamo essere) in grado di coniugare un’enorme potenzialità costruttiva, frutto anche delle sinergie con tutte le parti delluniversità in mobilitazione, con una forte opposizione all’ennesimo (nel senso di ultimo, sia per il governo che per gli atenei) disegno legislativo calatoci dall’alto.

Martedì il DDL Gelmini sarà alla Camera per linizio della sua discussione e nel giro di pochi giorni potrebbe diventare Legge di Stato. In questi pochi giorni spetterà a noi impedire lapprovazione di una riforma che attenta al futuro di questo paese e della nostra generazione.
Pochi giorni in cui noi studenti, su tutti, abbiamo lobbligo morale di riunire ed organizzare le forze per contrapporci radicalmente allapprovazione finale della legge Gelmini.

Da martedì 23 novembre dobbiamo occupare le università, bloccare la didattica, riempire le strade.


Tutto il paese dovrà scegliere da che parte stare: con luniversità pubblica o contro di essa!

Palazzo Campana Occupato
Torino, 20/11/2010