Quest’anno ci troviamo a festeggiare il 25 aprile con quello che è il governo più di destra dalla caduta del fascismo. Nonostante tutto il tempo trascorso da quel 25 aprile 1945 il fascismo non ha smesso di esistere, continuando a portare avanti politiche e narrazioni pericolose, che è sempre più importante imparare a riconoscere per combatterle in modo efficace.
Per questo, come Lato B e Rete della Conoscenza, abbiamo deciso di evidenziare, tra le affermazioni pubbliche dei membri di questo governo e di questa maggioranza, le tracce dell’ideologia fascista, spesso poi ritrattate come fraintendimenti.
In un clima in cui le organizzazioni neofasciste si mostrano con tutta la loro violenza, come con l’aggressione dei due studenti fuori da scuola a Firenze, e vediamo un continuo tentativo di inasprire le pene verso chi manifesta dissenso, partendo dal “reato di Rave” ai più recenti attacchi mirati allɜ attivistɜ per l’ambiente, o all’abolizione del reato di tortura che toglierebbe ogni limite all’azione delle forze dell’ordine, non possiamo accettare che dichiarazioni di stampo apertamente fascista vengano bollate come frutto dell’ignoranza o la disattenzione di chi si esprime.
Infatti, usando questo tipo di riferimenti la maggioranza riesce in un duplice obiettivo: strizzare l’occhio alla parte più a destra dell’elettorato, le organizzazioni apertamente neofasciste che devono continuare a riconoscerla come riferimenti anche ora che è al governo, e soprattutto a spostare sempre più a destra il dibattito pubblico, posizionando sempre un po’ più in là il limite di ciò che può considerarsi pubblicamente “accettabile”.
Il revisionismo storico sulla Resistenza, i riferimenti alla sostituzione etnica e un manager pubblico che decide di citare Mussolini nel suo primo discorso a un’azienda statale, sono solo alcuni esempi di questo spostamento a destra di ciò che è accettabile dire e le eventuali correzioni a posteriori: le scuse o dimissioni, avvenute solo nel caso del manager Attanasio, hanno il solo scopo di sminuire la gravità di queste affermazioni, integrandole nel dibattito come se potessero esserne parte.
Queste dichiarazioni si innestano nella stessa cornice in cui, da anni a questa parte, è in atto un’operazione da parte della destra per mettere sullo stesso piano fascisti e partigiani comunisti, operazione di cui fa parte anche l’istituzione e l’insistenza con cui le destre celebrano la Giornata del Ricordo.
Se da una parte le dichiarazioni testano il limite dell’opinione pubblica, dall’altro queste “sparate” spostano il peso di ogni mediazione a destra, come accade quando partendo da posizioni apertamente omofobe si giunge alla mediazione di smettere di trascrivere i certificati di nascita delle famiglie omogenitoriali, misura inaccettabile che lede i diritti di centinaia di famiglie e minori, che invece, a parole, sono tra le priorità di questo governo, per la quale arriva a limitare l’accesso all’aborto delle donne e il loro diritto all’autodeterminazione.
Secondo questo stesso sistema di priorità, mentre i feti dovrebbero avere soggettività giuridica, le vite di tutte le persone che si trovano ad attraversare il mar Mediterraneo per cercare un futuro migliore non valgono abbastanza e così viene criminalizzato chi soccorre in mare, trasformando il Mediterraneo centrale sempre più in un cimitero, il sistema di accoglienza viene rimpiazzato dai Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), veri e propri lager di detenzione, violenza e abusi, viene abolita la protezione speciale, aumentando il numero di persone migranti che non possono accedere a tutti i diritti fondamentali e a contratti di lavoro dignitosi.
Di seguito abbiamo elencato alcune di queste uscite del governo, analizzandone la gravità per non farci cogliere impreparati e non sottovalutarle.
Liceo Michelangiolo di Firenze, aggrediti due studenti da sei militanti di Azione studentesca.
Firenze, 16 febbraio: violenta aggressione squadrista per mano di Azione Studentesca verso alcuni membri dei collettivi dei licei Pascoli e Michelangiolo. Non è la prima volta che la studentesca del partito Fratelli d’Italia si apposta davanti a una scuola per un volantinaggio invasivo su temi d’odio etnico e di genere, spesso col supporto della Questura locale. Il 16 febbraio però si passa anche ad attacchi violenti con forti percosse e vigliaccheria squadrista.
Silenzio mediatico sull’accaduto da parte dell’attuale governo, fino a che la preside del Leonardo Da Vinci non si esprime sul tema, stimolando una riflessione collettiva su come il fascismo basi la sua forza su violenza, indifferenza e ignoranza. È allora immediata la risposta del Ministro del Merito Valditara: nessuna deriva violenta e fascista, nessun bisogno di intervenire immediatamente. Anzi, la retorica proposta è quella della solita sinistra che attacca la tanto rivendicata “libertà di pensiero”, che nella destra però trova luogo in libertà di odiare, di aggredire e di sfruttare. Il dibattito viene volontariamente confinato nel dualismo moderato e partitico di sinistra e destra, distogliendo dal riconoscere anche nella violenza squadrista d’estremismo un problema profondo di pensiero: l’odio sistemico radicato nella nostra società che si trova luogo a 360° in ogni forma di oppressione, dal capitalismo all’etero-cis-patriarcato.
La prima bozza del decreto rave minaccia tutti gli assembramenti sopra le 50 persone.
Si chiama decreto anti-rave ma si legge repressione.
Questo decreto infatti ricorda molto da vicino i divieti di riunione del ventennio. Perché riunirsi, per ballare o per protestare, è la prima spinta per creare un processo di partecipazione democratico. La proposta di legge inizialmente prevedeva anche la possibilità di intercettazioni per stroncare sul nascere i pericolosissimi raduni di giovani, abusando di uno strumento molto potente a disposizione della magistratura.
Sempre la prima bozza era scritta in una maniera talmente ampia, che poteva vietare tutte le aggregazioni sopra le 50 persone in luoghi privati e pubblici, in una maniera chiaramente anticostituzionale.
La scusa dei rave, additando lɜ giovani, non è che un pretesto per impedire la manifestazione del dissenso, per scoraggiare la protesta e l’attivazione collettiva. È stata un’azione ricorrente di questo governo quella di costruire “nemicɜ” e costruire nuovi reati per distrarre l’opinione pubblica.
Sanzioni sempre più dure per chi protesta. A seguito delle proteste ambientaliste, il governo inasprisce le pene per danni alle opere artistiche.
Come si cura un pianeta malato? Ovviamente punendo severamente chi lo difende e chi punta il dito contro i veri responsabili. La crisi climatica è sempre più pressante e questo governo va nella direzione opposta a quella indicata dalla scienza. I movimenti ambientalisti non ci stanno e, lottando quotidianamente contro chi guarda al dito e non alla luna, continuano le loro azioni di protesta. Reprimere il dissenso però sembra essere una delle attività più riuscite del governo Meloni. Chi prova a dire qualcosa, a prendere spazi di visibilità su una battaglia vitale per tuttɜ come quella per il clima, viene incarcerato, processato, fermato, costretto a pagare sanzioni altissime. Per questo continuare a resistere a chi vorrebbe mettere a tacere ogni voce che si discosta dal dogma proposto dal governo, ogni voce che si oppone a queste politiche sconsiderate, sarà ciò che continueremo a fare, riempiendo le piazze con i nostri corpi e non rimanendo in silenzio.
Ordinata la sospensione delle trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali in Italia.
“Senza [il diritto] non c’è distinzione tra una convivenza civile ed una banda di ladroni.”
Da quando con una circolare del Ministero dell’Interno è stato richiesto di cessare la trascrizione automatica degli atti di nascita esteri di bambinɜ natɜ tramite la Gestazione per altri (GPA), pratica che prevede che a portare avanti la gravidanza sia una persona esterna alla coppia, in quanto illegale in Italia, le famiglie omogenitoriali, escluse già dalla legge che nel 2016 ha portato in Italia Unioni Civili, hanno visto i propri diritti ulteriormente calpestati.
A Milano, in particolare, tramite un’ulteriore circolare il prefetto, Saccone, ha chiesto non solo di interrompere la trascrizione dei certificati di nascite provenienti da GPA (provvedimento che avrebbe riguardato solo una parte della famiglie) ma anche quella delle coppie che hanno fatto ricorso alla fecondazione eterologa all’estero (pratica che in Italia non è vietata, a differenza della GPA, ma unicamente riservata alle coppie eterosessuali). Nonostante le rassicurazioni sul fatto che la sospensione non valesse retroattivamente, nelle settimane successive la questura di Milano ha richiesto la modifica di quattro riconoscimenti e quella di Padova di trentadue, ovvero tutti i riconoscimenti avvenuti nel 2017, quando il comune aveva iniziato questa pratica. Le famiglie in questione si sono viste recapitare una notifica della Polizia Locale in cui veniva comunicato che una tra le due figure genitoriali sarebbe stata rimossa dalla trascrizione e andando incontro non solo ad un costoso percorso legale per sperare nella possibilità di rientrare nella casistica della stepchild adoption, ma ad una serie di discriminazioni che comprendono aspetti della vita quotidiana (come la costante necessità per unə genitore di essere delegatə dall’altrə per qualsiasi genere di attività in cui deve accompagnare lə minore). Nonostante la costante, a tratti ridicola, preoccupazione di questo governo per “i bambini”, quando non per embrioni e feti, è in atto la sistematica discriminazione di centinaia di famiglie sulla base dell’orientamento sessuale di chi le compone.
Avanzata proposta di legge per eliminare il reato di tortura.
“Il rischio di subire denunce e processi strumentali potrebbe disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine.”
Negli ultimi anni abbiamo visto numerosissimi casi di violenze da parte delle forze di polizia, non serve andare molto indietro nel tempo per rivedere le immagini dei pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ad aprile 2020, mentre i detenuti protestavano per le terribili condizioni in cui si trovavano a vivere durante il lockdown all’interno del carcere, e dai CPR (centri di permanenza per il rimpatrio) arrivano periodicamente notizie di violenze e abusi sulle persone lì rinchiuse. Mentre quindi si dovrebbe parlare di numeri identificativi e body cam, per tutelare le persone detenute e che vengono fermate, la proposta di questo governo è di abolire il reato di tortura per “non limitare le forze dell’ordine nell’esercizio delle loro funzioni”. La proposta di legge intende abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale che introducevano il reato nel 2017, dopo un lungo iter parlamentare, e si lascia in piedi solo una sorta di aggravante all’articolo 61 del codice penale.
Già una decina d’anni fa le organizzazioni per la tutela dei diritti umani si erano dovute appellare alla Corte Europea per far riconoscere i fatti della Diaz e di Bolzaneto durante il G8 di Genova come torture, in quanto in Italia non esisteva il reato e quindi le condanne non potevano essere congrue e nel merito della questione.
Nel 2017 la Corte Europea condannò i fatti come tortura e intimò all’Italia l’introduzione del reato, anche in quanto applicazione dell’accordo di Ginevra di cui siamo firmatari. Già da qualche mese era in discussione parlamentare la legge per l’introduzione del reato che passò nell’autunno 2017. Dopo solo sei anni, cancellare questo reato sarebbe un enorme passo indietro.
Abrogare il reato di tortura di fatto legittimerebbe l’uso della forza da parte dellɜ agenti, rendendo ancora più inumane le condizioni di tutte le persone detenute o in stato di fermo.
Proposta di sanzioni fino a 100.000€ per chi usa forestierismi in pubbliche amministrazioni, società pubbliche o private, multinazionali.
Per quanto sia encomiabile la volontà di rendere l’apparato statale comprensibile alla popolazione, questa proposta di legge ricorda tanto l’epoca delle bevande arlecchine (cocktails) in cui il partito fascista voleva unificare “l’italico popolo” contro il “barbaro dominio”.
Le leggi di “italianizzazione”, di cui la prima nel 1923, erano anche uno strumento di controllo delle popolazione soprattutto nelle aree di frontiera come Alto Adige, Friuli, Venezia Giulia, Istria, Piemonte e Valle d’Aosta negando le loro identità. È per questo motivo che si trova all’articolo 6 della Costituzione la tutela delle minoranze linguistiche.
L’italiano, come tutte le lingue, si è sempre mescolato con le altre, e sebbene in alcuni ambiti ci sia un abuso di inglesismi e a volte venga effettivamente usato per non rendersi comprensibile, l’ostacolo più grosso alla trasparenza delle istituzioni e multinazionali, è il burocratese.
Questa legge sarebbe ovviamente inapplicabile, e anche il Governo stesso l’ha già infranta una decina di volte nella sua propaganda, la proposta ha il solo scopo di distrarre da altre questioni come la gestione delle migrazioni e il DEF.
Revisionismo storico
Le continue narrazioni false del passato fascista e della Resistenza hanno il preciso scopo di ridimensionare i crimini del fascismo e screditare la resistenza partigiana, provando a rendere comune la concezione che fossero pari. Quest’operazione è ancora più facile per gli anni ‘70, in cui non si cita mai lo stragismo nero che dal 12 dicembre ‘69 a piazza Fontana ha fatto vivere il paese sull’orlo della guerra civile con bombe e continui pestaggi e assassini per strada.
Proprio il 29 Aprile si tiene da anni la commemorazione per la morte di Sergio Ramelli, a cui partecipano le autorità milanesi, il primo fu Pisapia, ed esponenti della politica nazionale, in particolare non manca mai La Russa, che fu anche avvocato della famiglia nel processo. Ogni 30 aprile i media si sorprendono poi dei saluti romani davanti alla casa di Ramelli, ma questa manifestazione continua a essere autorizzata ogni anno.
Il revisionismo storico ci impedisce anche di fare i conti col nostro passato colonialista: nascondendoci dietro lo stereotipo di “italiani buona gente” e “incapaci” si insabbiano le stragi, le violenze e i soprusi in Albania, Libia, Somalia, Etiopia, Eritrea, e nelle isole dell’Egeo. Si stimano 400.000 vittime in totale nelle colonie africane, di cui 2.000 solo il 19 febbraio ‘37 ad Addis Abeba. Il vicerè dell’Etiopia era Graziani, a cui è stato proposto di dedicare il nome dell’aeroporto di Cagliari.
Non ci sembra necessario dover spiegare perché l’affermazione di La Russa che la Costituzione non è antifascista sia falsa, basta citare la XII disposizione finale e ricordare che gli articoli coi principi fondamentali della costituzione sono scritti in chiara antitesi ai principi fascisti.
Citare tutte le narrazioni revisioniste richiederebbe forse la stesura di un libro, e da quando abbiamo cominciato a scrivere l’editoriale se ne sono aggiunte ogni giorno, ma è chiaro che è necessario conoscere il passato, che la scuola ha il dovere di far conoscere la storia al di fuori delle prospettive patriottiche e la popolazione tutta deve essere dotata degli strumenti per riconoscere il fascismo e le oppressioni e combatterle.
Cutro, morte più di 92 persone migranti partite dalla Tunisia a seguito di un naufragio. Si indaga sui soccorsi partiti in ritardo.
Piantedosi: “L’unica cosa che va detta ed affermata è: non devono partire” “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”
Il 26 febbraio si è assistito al naufragio di un’imbarcazione partita dalla Turchia con a bordo circa 200 persone migranti a pochi metri dalla riva di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Questa l’ennesima tragedia che si consuma nella rotta del Mediterraneo, a poco più di un mese dalla conversione in legge del decreto che prosegue nel cammino della criminalizzazione delle ONG, rendendo sempre più complesso il lavoro di chi si occupa di salvataggi in mare, nella totale assenza di una presa in carico da parte delle istituzioni italiane. Tutto ciò segue una linea politica precisa, quella di un governo che non prova vergogna nel giocare con le vite delle persone. Lo rendono evidente le parole del Ministro Piantedosi all’indomani del naufragio, che si commentano da sole: “Non ci possono essere alternative, di fronte a tragedie di questo tipo non credo che si possa sostenere che al primo posto ci sia il diritto o il dovere di partire e partire in questo modo. Io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo, ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso”.
Gli indizi che affermano che questa tragedia poteva essere evitata sono tantissimi, per questo chi si occupa di salvataggi in mare da tempo afferma che si sia trattata di una vera e propria strage di stato: le autorità italiane, che continuano a rimbalzarsi la responsabilità dell’accaduto, erano state avvertite della presenza dell’imbarcazione in difficoltà ma non hanno attivato, per molte ore, le operazioni di soccorso.
E pochi giorni dopo, proprio nel luogo dove si è consumata questa tragedia, viene approvato un decreto-legge che non fa altro che restringere i diritti delle persone migranti che riescono ad arrivare in Italia. Il dl Cutro infatti, tra le altre cose, ridimensiona enormemente l’istituto della protezione speciale, che ha permesso la regolarizzazione di moltissime persone migranti proprio facendo leva sul grado di integrazione in Italia e sulla tutela del diritto alla vita privata e familiare, in accordo con le norme europee e internazionali.
La gestione (o per meglio dire, l’assenza di gestione) dei soccorsi in mare è purtroppo solo la punta dell’iceberg di un insieme di scelte di politica migratoria intollerabili per un paese democratico, in cui le persone straniere non fanno altro che vedere violati i loro diritti fondamentali.
Aborto, Fratelli d’Italia lancia la soggettività giuridica dal concepimento, equiparando l’aborto all’omicidio.
All’interno della stessa narrazione della sostituzione etnica si inseriscono i ragionamenti di criminalizzazione dell’aborto. Strizzando l’occhio al cattolicesimo e ai movimenti pro vita, questo governo non ha alcun interesse a tutelare madri e bambini ma ha interesse a impedire l’autodeterminazione individuale.
Durante gli anni del fascismo, avere figli era un dovere sociale, per portare avanti la “razza italiana” e dare allo stato militari, atleti e forza lavoro e nel vedere l’accesso all’aborto reso sempre più difficile non si può non rivedere un rimando a questo tipo di ideologie.
Mantenendo fede alla promessa di Meloni che non avrebbero toccato la legge 194, continuano a venire presentate proposte di cavilli che non abrogano la legge, ma la rendono più vuota di quanto già non sia a causa del numero altissimo di personale sanitario obiettore.
Ministro dell’Istruzione: “Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità.”
Queste le parole con cui, in seguito ad un episodio di bullismo in una scuola della provincia di Varese, il ministro Valditara, già famoso per essere stato il relatore al Senato della riforma Gelmini, che ha danneggiato irrimediabilmente la scuola pubblica, ha ritenuto di dover esprimere la propria opinione.
Umiliazione dunque, questa la ricetta del ministro, che si è poi goffamente scusato adducendo ad un lapsus con la parola umiltà. Lapsus che comprendiamo bene, vista la provenienza politica del ministro.
Il fascismo ha fatto di questa linea di condotta la sua cifra stilistica: umiliare chi non rispetta le regole, umiliare chi non riesce ad integrarsi, umiliare tutti coloro che non si conformano al regime.
Nelle nostre scuole oggi assistiamo a gravissimi problemi psicologici tra lɜ ragazzɜ, dovuti al post pandemia e alle sempre più pressanti richieste di questa società. Già dai primi anni di scuola lɜ bambinɜ parlano di ansia, ansia per i compiti, ansia per i voti, ansia per la pressione che ricade su di loro fin da piccolɜ.
Comprensione, aiuto, accettazione e supporto: queste sono invece le nostre parole d’ordine per costruire una scuola che accompagni la crescita delle future generazioni, che insegni il rispetto per sé stessɜ e per l’altro, che conduca lɜ ragazzɜ sulla strada della propria realizzazione all’insegna della felicità, dell’inclusione e della cura vicendevole. Se queste sono le premesse del Ministro dell’istruzione e del merito, non possiamo che continuare a lottare per la nostra idea di scuola, inclusiva e accogliente per tuttɜ.
Claudio Anastasio si dimette: dopo aver copiato il discorso del Duce, il manager nominato da Meloni lascia 3-I
Nata a dicembre 2022, 3-I è la società pubblica che ha il compito di sviluppare, manutenere e gestire le soluzioni software e i servizi informatici di INPS, ISTAT, INAIL, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e delle altre Pubbliche Amministrazioni Centrali, tra cui l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
A marzo è emerso che Claudio Attanasio, il manager di 3-I nominato da Giorgia Meloni, ha mandato una mail interna in cui citava un discorso di Mussolini sostanzialmente sostituendo la parola “fascismo” con “3-I”.
Il fatto, già grave di per sé, è aggravato dalla scelta di un discorso particolare: quello con cui Mussolini si assumeva la responsabilità del delitto Matteotti.
L’omicidio Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924, fu commesso da una squadra fascista in risposta alle sue denunce dei brogli elettorali e del crescente clima di violenza perpetrato dai fascisti. Il corpo fu ritrovato due mesi dopo e le opposizioni prontamente identificarono il partito fascista come responsabile.
Il discorso fu pronunciato da Mussolini nella Camera dei Deputati il 3 gennaio 1925 ed è ritenuto uno dei momenti di svolta del fascismo in quanto Mussolini si assume la responsabilità “politica, morale e storica” dell’omicidio e viene identificato come uno degli atti costitutivi del fascismo come regime autoritario.
Il semplice fatto che Anastasio si sia sentito libero di citare questo discorso è indice del clima apertamente fascista che questo governo porta con sé e del contesto dal quale sceglie le persone ai vertici delle aziende statali.
Lollobrigida: “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro.”
L’idea della sostituzione etnica, e l’uso di questo termine nello specifico, è un chiaro dog-whistle1 alle ideologie neonaziste e suprematiste bianche.
Il termine è stato portato in auge negli anni ‘10 da Renaud Camus nel libro “La Grande Sostituzione” e da allora si ritrova in quasi tutti i manifesti di stragisti di estrema destra: Lane, Breivik, Gendron, Tarrant, et cetera.
Lollobrigida non è il primo politico italiano a parlare di sostituzione etnica, già nel 2017 Matteo Salvini, nel 2018 Attilio Fontana, nel 2016 Giorgia Meloni, solo per citare i maggiori esponenti. È un tema che viene ripreso spesso da Orban, con cui la destra ed estrema destra italiana ha stretti legami, ma anche Donald Trump e in particolare Tucker Carson di Fox News, il canale più seguito negli USA.
Il mito della “sostituzione etnica” prevede che le “élite globaliste” (leggasi, comunità ebraica) stiano attuando un piano di estinzione delle popolazioni autoctone (bianche e cristiane) sostituendole con migranti e promuovendo il femminismo e “l’ideologia gender” per bloccare le nascite della popolazione bianca.
È un’ideologia estremamente pericolosa perché spinge alla disumanizzazione delle soggettività marginalizzate, lavora sull’ansia e la paranoia delle persone, ed è già stata propulsore di stragi.[1][2][3][4]
Da Lollobrigida il mito è stato citato parlando del calo della natalità e la forza lavoro, identificando quello come problema, normalizzando sempre di più all’interno del dibattito un’ideologia che ha già ucciso.
1 Abitudine di inserire nel discorso politico delle parole chiave che per la stragrande maggioranza della gente hanno un significato vago (se non del tutto inoffensivo), ma che in realtà nascondono un messaggio assai più sottile e velenoso, intenzionalmente rivolto alla fetta di popolazione capace di decodificarlo.
Mentre a pochi giorni dal 25 aprile il presidente del Senato Ignazio La Russa diceva che “Nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo” noi rispondiamo che la nostra costituzione, la nostra identità nasce dalla resistenza al fascismo. Per questo, noi Lato B e Rete della Conoscenza vogliamo batterci per riconoscere e combattere l’ideologia fascista.
Per questo saremo in piazza martedì 25 aprile, a Palestro alle 14:00 e di nuovo al corteo di sabato 29 aprile, che partirà da porta Venezia alle 17:00 perché Milano ama la libertà e odia il fascismo. Il 28 aprile svilupperemo ulteriormente i temi di questo editoriale insieme a Leonardo Bianchi, per parlare di come si è evoluto il fascismo e di cosa è adesso, come riconoscerlo e combatterlo.
Quest’anno dobbiamo più che mai ricordarci che non ci dev’essere nessuno spazio per il fascismo: nelle istituzioni, nelle città, nelle scuole, da nessuna parte!
CULTURA E SAPERI PER COMBATTERE IL FASCISMO