25 aprile 2024

A 79 anni dalla liberazione dal nazifascismo spesso si pensa che il pericolo sia scampato, che la dittatura sia qualcosa che appartiene a paesi distanti da noi, geograficamente e culturalmente, che la guerra non possa coinvolgerci se non nelle chiacchiere da bar o sotto ad un post social. Il sistema capitalistico a trazione occidentale ci ha illuso per anni, spingendoci a credere di vivere nel migliore dei mondi possibili a cui non appartengono la negazione e la repressione dei conflitti sociali, il ricorso alle guerre nella gestione dei rapporti internazionali, l’oppressione dei soggetti marginalizzati, il controllo dei mezzi di comunicazione propri di un regime storicamente lontano.

La verità, però, è un’altra.

Chiamano libertà l’illusione consumistica di poter avere ciò che vogliamo, quando lo vogliamo, mentre le conseguenze ambientali e sociali di questo sistema vengono costantemente invisibilizzate. Nel frattempo la nostra libertà democratica è minacciata ogni giorno. Che si parli di aborto, di CPR o di guerra, ci vengono negati sempre più diritti e il dissenso è ripetutamente represso. 

Chiamano pace l’illusione di non essere coinvolti in conflitti diretti, mentre il nostro Paese finanzia l’industria della guerra ed è incapace di prendere posizione di fronte ad un genocidio spacciato per difesa, ad una ferocia inaudita che ha già ucciso più di 30.000 persone e, ogni giorno che passa, allarga i suoi confini e minaccia di coinvolgere il mondo intero in un conflitto più che mai distruttivo. 

Chiamano giustizia sociale l’illusione di poter raggiungere, lavorando sodo, un benessere irraggiungibile, mentre le persone ricche sono sempre più ricche e quelle povere sempre più povere, la fine del mese è un miraggio sempre più lontano, il precariato è la regola e la costruzione di una vita indipendente è la scalata di una montagna di cui non vediamo la cima. 

Lɜ responsabili delle politiche che ci costringono in queste condizioni, in Italia, agiscono oggi più che mai in modo scoperto. Questo governo infatti, negli ultimi giorni, ha mostrato, ancora una volta, il suo volto più nero. La minaccia all’informazione e la negazione di spazi di riflessione sulla Resistenza non sono che nuovi campanelli d’allarme che devono spingerci a reagire con forza. 

Non cediamo terreno di fronte a chi ci vuole supinɜ e obbedienti. 

Questo 25 aprile sarà una giornata di lotta per il popolo palestinese, per le donne, per le persone queer, per le persone migranti rinchiusi nei cpr, per quelle povere e quelle precarie. 

Questo 25 aprile è il giorno in cui scendiamo in piazza, per noi e tuttɜ. 

Per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale