Il circolo Lato B, assieme a tante altre realtà milanesi, aderisce e promuove la mobilitazione del 12 dicembre in occasione dell’anniversario della Strage di Piazza Fontana.

Appuntamento: 12 dicembre – ore 18:30 – Piazza XXIV Maggio

L’appello:

12 Dicembre 1969 – 12 dicembre 2023

Partigianз contro guerra e fascismo

Nel 1969 un governo incapace e reazionario, insieme a servizi segreti e alla manodopera fascista, provò a fermare con il terrore le lotte che centinaia di migliaia di opera3 e student3 portavano quotidianamente nelle piazze, nel tentativo di spostare il Paese verso una svolta autoritaria e bloccare la ricerca di libertà e diritti.

Per ricordare le stragi di Stato della “strategia della tensione”, di cui Piazza Fontana fu solo la prima, l’assassinio di Pinelli e la caccia al “mostro” Valpreda, Milano Antifascista Antirazzista Meticcia e Solidale ritiene necessario continuare a mettere al centro del corteo del 12 dicembre il tema dell’antifascismo e del ripudio della guerra.

Già lo scorso anno eravamo alle prese con il primo governo di estrema destra, oggi assistiamo all’occupazione di luoghi istituzionali da parte di figure che hanno dimostrato simpatie per il ventennio fascista o che hanno militato in formazioni neofasciste. Altri ancora hanno partecipato direttamente a quella stagione in cui i neofascisti ammazzavano compagne e compagni in tutta Italia. Tra tutti spicca il nome del presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale non trova mai nulla da dire sulle morti e le violenze per mano fascista degli ultimi 60 anni, e intanto, insieme ad altri ministri e organi di stampa, prova in modo vergognoso (e talvolta ridicolo) a riscrivere la storia del secolo scorso e di coloro che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo, equiparandoli a chi invece si è alleato con il nazismo ed è stato responsabile di tremende stragi di centinaia di migliaia di civili.

Dopo aver ribadito la memoria collettiva che costruisce la nostra consapevolezza, non possiamo non rivolgere lo sguardo all’attualità, perché oggi come ieri si cerca di distruggere tutto ciò che lavoratori e studenti hanno conquistato. Non possiamo voltarci dall’altra parte quando si cerca di far pagare la crisi alle fasce più deboli, favorendo i ceti più ricchi e togliendo fondi a scuola e sanità per favorire il privato, e di attaccare conquiste sui diritti civili, come quello sull’aborto, nel nome della famiglia tradizionale.

Assistiamo oggi ad una doppia guerra: una guerra interna che si gioca in casa, con tagli al welfare e ai diritti, con la cancellazione della sanità e della cultura – e poi c’è la guerra delle bombe vere che distruggono e uccidono nei 150 conflitti in atto sul pianeta, e di cui come Italia e UE siamo responsabili e complici, anche grazie al business miliardario dell’esportazione delle armi che nutre un ciclo infinito di morte e disperazione. La drammatica conclusione di questo ciclo è poi la risposta al tentativo delle persone di sottrarsi a questi conflitti: mura, carceri speciali travestiti da centri di accoglienza e l’impossibilità di vivere degnamente quando queste persone arrivano sulle nostre coste e ai nostri confini.

La guerra fa sempre schifo, dovunque avvenga, ma non possiamo evitare di puntare tutti i riflettori di cui disponiamo su quello a cui da quasi due mesi assistiamo con dolore in Palestina: l’invasione militare e il bombardamento continuo di un territorio che ha già causato decine di migliaia di vittime civili, per lo più bambini, donne e persone anziane. Un massacro del popolo palestinese, che si aggiunge al regime di colonialismo ed apartheid in essere da decine di anni, in cui financo le infrastrutture civili, gli ospedali, le scuole e i campi profughi sono attaccati e distrutti. Questo mentre la società “occidentale” adotta un doppio standard, incapace di distanziarsi da questi atti, se non addirittura difendendo i sostenitori di chissà quale presunta identità etnica e religiosa.

Molti di noi ricordano ancora le violenze fasciste degli ultimi sessant’anni e le tante battaglie internazionaliste a favore di coloro che nei propri Paesi subivano dittature finanziate dagli Stati Uniti. Oggi assistiamo di nuovo a guerre che vengono scatenate da Paesi imperialisti per motivi di supremazia economica e territoriale, favorendo le multinazionali energetiche e i fabbricanti di armi, che infatti sono le aziende che in questo momento si stanno arricchendo più di qualsiasi altra. 

Come nel 1969 sapevamo di stare dalla parte dei popoli contro le politiche infime e omicide di governi e servizi segreti, che non si facevano scrupolo di provocare migliaia di vittime innocenti per impedire la conquista di diritti e libertà, anche oggi non possiamo che stare al fianco dei popoli in rivolta contro ogni guerra e fascismo.