Da due mesi è in corso una catastrofe umanitaria a Gaza, con bombardamenti a tappeto indiscriminati e blocchi di aiuti umanitari e beni essenziali, che hanno portato alla morte finora di più di 20.000 persone, mentre in Cisgiordania si acuiscono le violenze delle forze d’occupazione. Tutto ciò è la fase acuta di 75 anni di occupazione.
Il 7 ottobre con l’attacco di Hamas abbiamo visto, contemporaneamente alla distruzione delle mura costruite per imprigionare Gaza, centinaia di vittime civili israeliane e numerose persone rapite.
Di fronte a questo attacco, il governo di estrema destra di Netanyahu ha visto l’occasione di portare a termine il proprio disegno politico, di cacciare il popolo palestinese da Gaza (e dalla Cisgiordania) ed eliminare chi non vuole lasciare la propria terra, parlando esplicitamente di pulizia etnica.
I governi occidentali, con poche eccezioni, hanno subito mostrato sostegno politico e materiale ad Israele incondizionatamente, USA e Unione Europea in testa, mentre diversi membri dell’ONU ed espertɜ di diritti umani denunciano il regime di apartheid e i crimini di guerra in corso, e le strade si riempievano ogni settimana di proteste pro Palestina e per il cessate il fuoco.
Bisogna informarsi e non distogliere l’attenzione, scendere in piazza e lottare perché la gente smetta di morire, per non abbandonare il popolo palestinese.
La tregua di questi giorni deve diventare un cessate il fuoco permanente per avviare dei veri processi di pace, con il rilascio degli ostaggi e la fine delle occupazioni illegittime in Cisgiordania, affinchè ogni persona possa vivere in libertà in Palestina.