È sotto gli occhi di tuttɜ la situazione abitativa disastrosa della città di Milano. Per questo, prima dell’estate, il Comune di Milano ha presentato il suo nuovo piano contro l’emergenza abitativa: “Una nuova strategia per la casa”.
Peccato che questa “nuova strategia” abbia ben poco di nuovo: manca di una progettualità a lungo termine e non mette in discussione il sistema che ha portato alla crisi attuale. È infatti significativo come in tutte le presentazioni e nell’intero documento le parole “diritto all’abitare” compaiono poche volte, mentre vengono più volte citati i diritti dei proprietari: il diritto allo sfruttare come asset finanziario un bene primario, come è la casa, rimane prevalente rispetto al diritto delle persone di vivere una vita dignitosa.
Le proposte del Comune impattano per lo più sull’abitare transitorio o sono a carico dei singoli cittadini, come la proposta “casa ai lavoratori”, che si basa sul dare in affitto a basso costo case sfitte da ristrutturare allɜ lavoratorɜ che rientrano nella fascia alta dei requisiti per la richiesta di una casa popolare o poco sopra, in cambio dell’onere delle spese di ristrutturazione a carico dell’inquilino.
Per quanto riguarda gli affitti brevi, stando allo stesso report, a Milano 15.150 interi alloggi sono su AirBnB, di cui il 47,6% fa parte di multiproprietà e il 23,8% fa parte di multiproprietà con oltre 10 alloggi. Il Comune di Milano, pur avendo un ambito di azione limitato sul tema, non rilancia neanche su questo tema con proposte radicali, ma ritiene che sia ugualmente importante imporre limitazioni alla piattaforma e preservarne lo spirito, in contrapposizione con quanto fatto da altre città estere. In linea con questa strategia si inserisce perfettamente la proposta governativa, che, inserendo il soggiorno minimo di due notti per gli appartamenti su AirBnB, sembra più voler aiutare gli albergatori che non la cittadinanza.
Nel piano si parla anche degli studentati, che in futuro dovrebbero ospitare oltre 22mila studentɜ, il doppio degli attuali, a fronte di una popolazione di studenti fuorisede di oltre i 110mila al momento. Questi 22mila posti però son calcolati considerando non solo studentati pubblici, ma anche privati convenzionati e privati: questi ultimi spesso hanno costi per stanze uguali o superiori a quelli nel libero mercato (più di 500€ per una doppia, più di 700€ per una singola).
Le altre proposte si basano principalmente su sgravi fiscali ai privati in cambio di qualcosa: che siano tagli dell’IMU e della cedolare secca al proprietario che affitta per un canone calmierato o gli oneri di urbanizzazione e costi di costruzione se si creano alloggi in edilizia convenzionata o a canone calmierato in nuovi complessi residenziali.
Per risolvere la tragica situazione di Milano servono proposte ben più radicali, serve mettere al centro il diritto delle persone a una vita dignitosa, che parte anche dal diritto alla casa. Non possiamo più accettare di vivere in una città piena di persone senza case e di case senza persone, dove i prezzi continuano a salire e le classi meno abbienti sono cacciate sempre più lontano dal centro, se non fuori dalla città. Vogliamo riappropriarci del nostro spazio all’interno della città.