20 anni dell’altro lato di Milano
Il 22 novembre 2002 apriva nella sede di piazza XXIV Maggio il circolo Lato B – l’altro lato di Milano, nato dall’esperienza di un gruppo di militantɜ dell’Unione degli Studenti Milano. Volevano costruire un altro lato di Milano, creando uno spazio culturale e di aggregazione all’interno della nostra città che fosse inclusivo, accessibile e slegato dalle logiche del profitto.
A vent’anni da quel momento noi, lɜ militantɜ attuali del Lato B, continuiamo a portare avanti lo stesso ideale. Tuttavia non vogliamo limitarci a costruire uno spazio sicuro all’interno delle quattro mura del nostro circolo, ma vogliamo essere il motore di un cambiamento all’interno di Milano.
Il progetto “Venti di partecipazione” nasce proprio da questa esigenza e volontà.
In questo periodo, complici anche i più di due anni di pandemia e le continue crisi economiche che ancora fatichiamo a lasciarci alle spalle, la situazione è particolarmente difficile. La Milano degli investimenti privati, dei grandi capitali immobiliari, dei grandi eventi e delle week è un luogo inospitale per chi la vive, soprattutto per le persone più povere e in difficoltà.
Milano è contemporaneamente la città dove la disoccupazione è bassissima e dove il lavoro è meno sostenibile. Qui accettare condizioni di lavoro e di salario pessime sembra essere la regola, e al contempo, essendo uno dei grandi centri del paese, obbliga persone da tutta Italia a trasferirsi per avere un lavoro o studiare. Queste storture si manifestano anche nelle condizioni abitative: in città per unə studentə o per unə precariə ad oggi è impossibile affittare una stanza a meno di 500 euro al mese, spesso in nero, e le cifre continuano a salire. Gli affitti alle stelle derivano da un modello di città che punta sia ad attrarre grandi capitali immobiliari, che devono quindi poi avere un proprio profitto, sia a far crescere la pratica dell’affitto breve senza alcuna regolamentazione, generando una dinamica al rialzo in cui cerca una casa non ha alcun potere contrattuale. Tutto questo porta anche ad una cementificazione sconsiderata, che non guarda al futuro sostenibile della città ma solo all’arricchimento di pochɜ.
Pensare ad una Milano verde significa poi non solo smettere di costruire grandi opere che si rivelano inutili per la maggior parte delle persone che vivono la città, ma anche trasporto gratuito per tuttɜ. L’abbiamo visto con area B: una misura che, non offrendo in cambio una rete capillare ed efficiente di mezzi pubblici, colpevolizza chi non può acquistare un nuovo veicolo e non risolve realmente il problema dell’inquinamento dell’aria. Solo un trasporto pubblico efficiente e gratuito, come abbiamo visto in altri Paesi quest’estate, può disincentivare realmente e senza discriminazioni l’abbandono del trasporto privato. Lo stesso discorso è da attuarsi per quanto riguarda l’energia: gli incentivi non sono sufficienti. Anche con questi, infatti, non tutte le persone possono permettersi l’installazione di tecnologie ecologiche. È necessario incentivare invece la creazione di comunità energetiche basate su fonti rinnovabili.
Dobbiamo quindi pensare insieme ad una città che sia realmente per tuttɜ: una città che parta da un modello con la persona e la comunità al centro, non la tratta casa-lavoro, con servizi diffusi e quantificati sui reali bisogni della città (parchi, scuole di qualità, medicina di base, asili, centri culturali, luoghi di socialità, etc.), una città percorribile interamente da chi ha disabilità motorie, una città in cui non si creano ghetti che sfociano o nella gentrificazione o nella microcriminalità, una città in cui vengono promosse e agevolate le iniziative culturali aperte alla città e gratuite, per dare accesso a tuttɜ anche agli aspetti non produttivi della vita.
Questo festival si propone quindi di pensare ad una Milano per vivere, vivere bene e dignitosamente, non combattendo ogni giorno per arrivare alla fine del mese e non restando fino a trent’anni nella casa dei propri genitori, per studiare liberamente e perché frequentare l’università sia davvero un diritto, per essere liberɜ di pensare al futuro senza ansie, per lavorare per vivere e non vivere per lavorare.
Per questo, in occasione del nostro ventesimo compleanno vogliamo incontrarci con la cittadinanza, le istituzioni e con altre realtà attive sul territorio per provare a immaginare insieme un modello di città diverso.
Non mancherà poi la grande festa di compleanno sabato 26 novembre e la cena sociale di domenica 27!
A breve annunceremo tutti i dettagli, cominciate a segnare le date!