Oggi, 17 maggio, 31 anni fa l’omosessualità veniva rimossa dall’elenco delle malattie mentali dall’OMS.
Nonostante questo, lo stigma relativo all’orientamento sessuale, oltre che all’identità di genere, è ancora presente.
Viviamo le discriminazioni come soggettività queer in tutti luoghi della società: dai luoghi della formazione a quelli del lavoro, dai luoghi della socialità a i servizi, dalla sanità al welfare.
La riconoscibilità della nostra comunità non passa però da una giornata dedicata alle discriminazioni omolesbobitransfobiche ma dalla visibilità dei nostri corpi, la cui narrazione non è stata sempre ottimale, essendo spettata ad una società cis-etero-patriarcale che utilizza le individualità lgbtq+ o per screditarle o per utilizzarle per perseguire i propri interessi.
La riconoscibilità dei nostri corpi non passa nemmeno dalle aziende che si travestono di arcobaleno per un determinato periodo dell’anno, e da quei soggetti che affermano che senza violenza ci sarebbe più profitto.
I nostri corpi non sono una battaglia economica: la nostra riconoscibilità passa dal superamento di numerose leggi del nostro stato e di nuove formule che sappiano davvero decostruire il patriarcato, matrice della violenza sulle donne e sulla comunità lgbtq+.
Questa giornata è per noi un punto di riferimento per capire fino a dove siamo arrivati. Continueremo a combattere qualsiasi tipo di discriminazioni all’interno dei luoghi della cultura e della formazione.