Nella narrazione dell’HIV troppo spesso si percepisce un tacito retropensiero, che vuole ricercare, in una diagnosi puramente medica, tracce di una colpa o di un merito. Il racconto della propria malattia diviene ancora più difficoltoso, quando il proprio interlocutore è una società terrorizzata dall’immoralità o almeno da ciò che considera tale e che in essa vuole forzare una diagnosi.Lo stigma, però, non è pericoloso solo per chi convive con l’HIV, ma lo è ugualmente per tutti coloro che decidono, per paura di un giudizio socialmente imposto, di non tutelare la propria salute e quella degli altri, di non sapere, di non fare un test.

Lo stigma è anche più celato, molto spesso dopo aver appena conosciuto lo status di una persona ci si ritrova anche a modificare i modi in cui ci poniamo a quest’ultima, senza neanche saperlo.Contro lo stigma dobbiamo agire attraverso la comunicazione, la prevenzione e l’informazione: ad oggi non esiste una terapia in grado di eradicare completamente l’HIV, ma esiste la PreP in grado di prevenirlo. Esistono, però, farmaci in grado di controllare la replicazione virale e di rendere la persona sieropositiva U=U (Undetectable = Untrasmittable: eliminazione rischio di trasmissione).

Abbiamo quindi oltre ai preservativi, indispensabili per la prevenzione del virus HIV e delle malattie sessualmene trasmbissibili, diversi strumenti a nostra disposizione Non è importante riflettere sulla malattia solo per lo stigma, ma anche per ricordare la violenza che AIDS ha causato e continuare a sensibilizzare: è solo attraverso un’informazione libera e sicura, un’educazione sessuale realmente attenta alle malattie sessualmente trasmissibili senza che esse vengano trattate come se fossero un tabù e la distribuzione gratuita di preservativi che si può andare verso la libertà dei corpi.