Quest’anno aderiamo, nell’ambito della celebrazione della Liberazione dal nazifascismo, all’appello per un 25 aprile antirazzista, di opposizione alle strette repressive e alle politiche di segregazione e respingimento cui i Decreti sulla sicurezza recentemente varati dal Governo Gentiloni ha dato sanzione istituzionale.
Nell’ultimo decennio la popolazione italiana ed europea ha vissuto un’insicurezza sociale crescente, dovuta in primo luogo agli effetti della crisi economica che ancora attanaglia il nostro Paese. Il progressivo impoverimento della fasce meno abbienti e della classe media cui abbiamo assistito in questo periodo ha determinato il diffondersi di sentimenti di incertezza, paura e, in conseguenza, diffidenza verso tutto ciò che può apparire elemento destabilizzante del benessere cui la società occidentale era in gran parte abituata. In questo contesto è proseguito e si è incrementato il fenomeno delle migrazioni di popoli in fuga da guerre e povertà verso un Occidente percepito come luogo di emancipazione e riscatto. Una simile situazione costituisce il brodo di coltura ideale per la diffusione di idee xenofobe e razziste e l’estrema destra non ha tardato ad approfittarne: i nuovi fascismi ed i movimenti nazionalisti hanno avuto gioco facile nel fare dei migranti un capro espiatorio, individuando in loro se non la causa quantomeno un fattore aggravante del disagio socio-economico crescente. È tornata dunque alla ribalta la retorica del “prima gli Italiani”, che vede nei migranti non un insieme di individui in cerca di riscatto ed aiuto ma una voce di spesa pubblica da eliminare a favore di un maggior sostegno economico, appunto, agli Italiani che vivono situazioni di difficoltà. È andato così crescendo il consenso delle destre, alimentato negli ultimi anni anche dalla recrudescenza del fenomeno del terrorismo, foriero di nuove incertezze, nuove paure, nuove diffidenze. Tale consenso si fonda su una proposta politica di ispirazione latamente razzista, perché fondata sul rigetto dello straniero “fannullone e terrorista”, e fascista, perché auspica una svolta securitaria e repressiva. Con i Decreti sulla sicurezza il Governo Gentiloni ha scelto di giocare la partita del consenso proprio in questa logica securitaria, allineandosi nella sua impostazione alla destra xenofoba.
In questo contesto viene spesso sottovalutata la pericolosità non solo delle realtà “istituzionalizzate” che fanno della xenofobia e del sovranismo la propria bandiera (partiti come la Lega Nord o Fratelli d’Italia) ma anche i movimenti neofascisti che stanno con sempre più forza rialzando la testa. La natura fascista di questi ultimi, in particolare, viene spesso negata o tollerata in ragione della difesa della libertà di parola e di espressione, dimenticando che si tratta di realtà nostalgiche di un regime che, affermatosi con la violenza e la sopraffazione, per un ventennio cancellò simili libertà in Italia. A favorire una simile tolleranza è anche l’attivismo sociale di gruppi come Forza Nuova, Lealtà e azione, CasaPound che si inserisce nelle situazioni di disagio economico per ottenervi un consenso che prescinda dall’appartenenza ideologica. Anche tali iniziative, però, appaiono sempre declinate nell’ottica razzista e fascista loro più propria: il reddito di maternità recentemente proposto da Forza Nuova, ad esempio, dovrebbe estendersi per i suoi ideatori solo a quanti possono vantare di discendere da generazioni di Italiani. Nell’ultimo periodo, inoltre, le aggressioni di stampo fascista avvenute proprio a Milano hanno dimostrato come l’indole intollerante e violenta di simili gruppi rimanga un portato naturale della loro ideologia e non sia minimamente cambiata rispetto al fascismo storico. Tutto questo ci ricorda come l’antifascismo non sia solo questione di storia e di memoria. Fascismo non sono unicamente gli assassini e i criminali del Ventennio a cui le nuove destre si richiamano, ma anche per le idee e le pratiche violente e xenofobe che continuano a portare avanti. Necessario è dunque stare in guardia contro la loro avanzata, diffondendo informazione sulla loro reale natura e sulla loro aberrante ideologia, perché solo attraverso la conoscenza si creano gli anticorpi contro razzismo e fascismo.
In conclusione, nel 72° anniversario della Liberazione dal nazifascismo va ribadita la sempre attuale necessità di Resistenza. Resistenza nei quartieri, nelle strade, nei luoghi della formazione. Riteniamo che oggi la Resistenza passi necessariamente attraverso la conoscenza, che, con la costruzione di saperi critici e lotte dal basso, permette di individuare il fascismo ove si nasconde, di diffondere solidarietà e condivisione. La Rete della Conoscenza Milano prova a fare tutto questo attraverso un ciclo di (in)formazione su fascismo e nuove destre, il cui primo appuntamento si è tenuto lo scorso 10 aprile alla Statale, attraverso l’attivismo sui temi della migrazione e dell’antirazzismo, come l’iniziativa di domenica 30 aprile Borders? Whats’up?, e attraverso tutte quelle forme di lotta e solidarietà dal basso che si contrappongono alla guerra tra poveri. In questo modo proviamo a raccogliere e portare avanti i valori della Resistenza e il portato storico della Liberazione, ripartendo dalla solidarietà e dalla lotta contro le ingiustizie.
Il 25 aprile siamo in piazza, per la festa della Liberazione.
La conoscenza cancella razzismo e fascismo!