[one_fourth last=”no”] Lunedì teatrali del LatoB//
Finché – Pièce teatrale di F. Olivieri[/one_fourth] Abbiamo cominciato lunedì 28 settembre ma intendiamo andare avanti per tutto l’anno, ogni due settimane vi faremo conoscere una nuova compagnia teatrale: vogliamo esplorare nuovi linguaggi, e il teatro indipendente è uno dei modi migliori per farlo.
Il sesto lunedì teatrale del Lato B Milano in Viale Pasubio 14 è il 14 dicembre, ore 20.45, con Finché!
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INGRESSO // NO_TICKET!
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Per l’ingresso è necessaria la sola tessera LatoB, che si può richiedere compilando il modulo online al seguente link ➔ http://
Il costo della tessera è di 3 euro, il suo ritiro avverrà prima della serata e vi consentirà di accedere a tutte le attività dell’associazione e di usufruire dei beni della stessa fino alla fine dell’anno corrente.
SINOSSI
“Finché…” è basato liberamente sul testo “Finché morte non ci separi” Di F. Olivieri che è stato rappresentato in vari teatri d’Italia.
“Finchè…” fa il suo debutto allo Studio Foce a Lugano in Svizzera. E’ un testo rivisitato con toni a tratti comici e a tratti drammatici pur essendo una denuncia a tutti gli effetti contro il femminicidio.
“Finché…” la storia di due donne che vengono ammazzate dai loro rispettivi compagni.
Due donne all’apparenza molte diverse, una che rispecchia tutti i luoghi comuni della donna maltrattata con un’estrazione sociale semplice e spesso uccisa, l’altra che elude ogni luogo comune e che nonostante viva una vita agiata e ripiena di affetto finisce come l’altra.
Con ironia, e qualche tono e allo stesso tempo con toni tragici entrambe narrano da morte la loro condizione fino al momento dell’uccisione.
“Da gennaio 2015 a oggi, in soli 9 mesi, le vittime del
femminicidio sono già 88, con un Incremento di circa l’8%
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’emergenza,
è evidente, non ha subito alcuna battuta d’arresto”. Ma,
spiega l’associazione Sos Stalking, “di malagiustizia si
muore più che di omicidio. Una significativa percentuale
delle vittime (circa il 25%) aveva denunciato, spesso anche
ripetutamente, il persecutore, prima di essere tragicamente
uccisa da chi non avrebbe nemmeno dovuto più avvicinarsi.
Le cronache ci hanno purtroppo abituato a episodi di
quotidiana violenza, che spesso vedono coinvolte le donne.
L’ultimo caso riguarda Vincenza Avino, uccisa a colpi d’arma
da fuoco per strada a Napoli, dall’ex compagno più volte
denunciato per stalking dalla donna. Dopo un periodo agli
arresti domiciliari l’uomo è stato rimesso in libertà e a
nulla è valsa la misura cautelare del divieto di
avvicinamento. Ma se a fronte della denuncia il magistrato
non dispone il carcere, né gli arresti domiciliari, né altre
misure cautelari come il braccialetto elettronico, la tutela
per le vittime è totalmente azzerata”.
La diretta conseguenza, sottolinea Sos Stalking, “è il calo
della fiducia nella giustizia da parte delle vittime, che non
sentendosi protette, denunciano meno”. Secondo
l’associazione, “nel 2013 i femminicidi sono stati 179, 110
nel 2014.
Da gennaio 2015 a oggi, in soli 9 mesi, le vittime sono già
88. Se in Italia il quadro è piuttosto allarmante e non
sembra avere una soluzione immediata, negli Usa, la misura
cautelare del braccialetto elettronico è invece ampiamente
utilizzata: più di 100.000 detenuti in libertà vigilata e
molestatori sessuali indossano il braccialetto elettronico
negli Stati Uniti a fronte di 90 unità in Italia nel 2014.
Nel 2015 il numero è aumentato di poco, ma è gravemente
insufficiente a fronte dell’attuale numero di detenuti in
attesa di processo, che ammonta a circa 17.000. I motivi? Il
braccialetto elettronico costa. I dati ufficiali
dell’amministrazione penitenziaria parlano di circa 100-120
euro al giorno per ciascun braccialetto. Le casse dello
Stato, quindi, hanno permesso finora di noleggiarne soltanto
una manciata”.