Ieri ancora una volta Milano viene percorsa da una manifestazione che si pone l’obiettivo di affermare disuguaglianze, negare diritti e non rispettare le dignità dei singoli: la manifestazione per l’abrogazione della 194, legge che tutela l’aborto.
Aderiscono alla manifestazione, oltre al comitato promotore “no194” naturalmente anche ProVita (associazione impegnata a diffondere disinformazione come la teoria del Gender) e i neofascisti di Forza Nuova.
La piattaforma rivendicativa si basa sul fatto che il diritto di scelta della donna sia stato consacrato. Riportiamo stralci di un’intervista del Corriere della Sera al fondatore del comitato per sottolineare la natura antidemocratica, retrograda, moralista e soprattutto violenta di questi soggetti e delle loro rivendicazioni:
abortoGiornalista: Non le sembra già sufficientemente abolita, la legge 194? Siamo perfino sotto sanzione europea per la sua disapplicazione a causa della fortissima obiezione di coscienza.
Intervistato: “Ma lei davvero è una giornalista del Corriere?”.
G: Perché, scusi?
I: “Questa è una domanda più da Repubblica… Comunque le rispondo. G: Per me lo scandalo non sono gli obiettori, lo scandalo è che ci siano medici che non obiettano, che tradiscono il giuramento di Ippocrate e che uccidono esseri umani indifesi”.
Vorrebbe abrogare l’intera legge?
I: “Salvo l’art. 6 lettera A, che ammette il diritto ad abortire in caso di comprovato pericolo di vita per la donna: la gravidanza poteva essere interrotta per questo motivo anche prima della legge 194. E salvo gli articoli sanzionatori, 17-18-19, perché l’aborto deve restare un reato ed essere adeguatamente punito”.
G: Quindi lei non si accontenta di abrogare l’”aborto di Stato”, come si dice, praticabile nelle strutture pubbliche. E’ anche contrario a ogni forma di depenalizzazione.
I: “Vede, ragioniamo da punti di vista radicalmente indifferenti: io considero sacro il diritto di nascere, e lei considera sacro il diritto di scelta della donna”.
G: Contrasto
Guardi che è sempre la donna a scegliere, legge o non legge. Nessuno può obbligarla a condurre una gravidanza, a meno di legarla a un letto di contenzione.
I: “Se intende interromperla, sia consapevole di commettere un reato e venga condannata per questo. E con lei il medico, e chi l’ha istigata a commetterlo, ad esempio il padre”.
Quindi una donna deve sempre portare a termine la gravidanza.
G: “Sempre. Noi vogliamo tutelare i più deboli, quelli che non hanno voce e che non votano. Se una donna resta incinta il bambino se lo tiene. Punto. Uno stato civile non può consentire la soppressione di un essere umano”.
Mentre può consentire la morte per aborto clandestino: perché è così che va a finire, anche lei lo sa.
I: “Se una vuole rischiare di crepare per aborto sono solo fatti suoi”.
G: Come giudica il perdono di Francesco, in occasione del Giubileo, alle donne che hanno abortito?
I: “Giusto che il Papa sia misericordioso. Ma un altro conto è l’impunità per chi uccide”.
G: Siete legati a un partito?
I: “A nessuno. Ma non abbiamo pregiudiziali. Se un partito vuole collaborare al raggiungimento del nostro obiettivo siamo apertissimi”.
G: Tipo Forza Nuova?
I: “Il primo tra i principi di Forza Nuova è la cancellazione dell’aborto. Io non voto Forza Nuova, sono un liberale e loro lo sanno. Ma su questo punto la convergenza è oggettiva”.
Vogliamo ribadire come Rete della Conoscenza e come studentesse e studenti che la dignità della donna e la sua libertà di scegliere sul proprio corpo deve rimanere tutelata. Ma soprattutto che ogni genere di discriminazione morale non può essere tollerata. Siamo stanchi di vedere trattata la sessualità come mero strumento di procreazione all’interno di un modello di famiglia patriarcale in cui la libertà di autodeterminarsi della donna è vista come egoismo. Il diritto alla salute e la piena dignità dell’individuo non possono mancare in una società sana, che dovrebbe rifiutare i fanatismi cattolici e i neofascismi. Tali soggetti cercano di giustificare, innalzando a superiore la propria etica cattolica, i meccanismi di violenza ed esclusione che si creano da un’obiezione di coscienza imperante, un’ostinata opposizione all’educazione sessuale nelle scuole e il persistere degli stereotipi di genere.
Non ci facciamo nulla di carità, comprensione o perdono da parte della Chiesa Cattolica, chiediamo che lo Stato intervenga in maniera nitida garantendo un diritto fondamentale, oltre a interrogarci su ancora quanto bisognerà vedere una cittadinanza inerme davanti a fenomeni così gravi come quello di sabato.