Il 16 dicembre riempiremo le strade di Milano
Il 16 dicembre, contemporaneamente, si riunirà il Consiglio Regionale per votare il Bilancio di previsione.
Il fatto scandaloso è che questo bilancio preveda,in quanto a istruzione, 18,5 milioni di tagli al diritto allo studio per la scuola pubblica, lasciando allo stesso tempo quasi invariati i fondi per la scuola privata. Il 14 novembre, infatti sono state presentate le schede del bilancio di previsione lombardo: mentre passano da 33 a 30 milioni i finanziamenti per il Buono Scuola (solo per scuole private), vengono drasticamente ridotti da 23,5 milioni a 5 milioni i fondi per il “sostegno al reddito” (per scuole statali) e azzerati quelli della “componente merito” senza essere reinvestiti.
Come mai? Roberto Maroni, che vanta un’ampia componente di maggioranza iscritta a Comunione e Liberazione, predilige il dare garanzie a quest’ultima piuttosto che ai cittadini lombardi che realmente necessitano di un aiuto.Nessuno “lì in alto” sembra rendersi conto che la Scuola Pubblica, la scuola di tutti e per tutti, ha invece realmente bisogno di sostegno in termini finanziari e che questa necessità sia ora più che mai evidente. Primo dato da cui emergono le difficoltà della Scuola Pubblica: l’edilizia scolastica. Quando citiamo fatti come la morte nel 2008 del diciassettenne Vito Scafidi, ragazzo che perse la vita a Torino quando il soffitto della classe cedette, non parliamo di episodi utopici: gran parte delle nostre scuole, infatti, sono potenzialmente un rischio per gli studenti che le frequentano a causa delle loro strutture fatiscenti. Per la costruzione di nuovi edifici e per rimettere a norma quelli preesistenti attualmente si necessita di circa 1MLD di euro (per la lombardia), quota che corrisponde a circa un ottavo dei fondi che in questi ultimi anni i vari governi hanno tagliato alla scuola pubblica, in modo tale da destinarli alle scuole private.
Ma questo problema non sembra interessare la nostra regione: negli anni passati la Lombardia non aveva stanziato nessun fondo per il capitolo edilizia scolastica. L’anno precedente invece sono stati messi a disposizione 12 milioni, spesi tutti per il “progetto web”, che comprendeva l’istallazione di LIM (Lavagne Interattive Multimediali)l’acquisto di nuovi computer e tablet e l’inserimento del registro elettronico.Quest’anno invece, per il “progetto web”, verranno messi a disposizione 35 milioni; 23 in più dell’anno passato.Tutto questo ci lascia senza parole. Senza dubbio non è inserendo strumenti tecnologici che si migliora la didattica, e quando parliamo di “edilizia scolastica scadente”, purtroppo, ci riferiamo a problemi nettamente più basilari rispetto a computer arretrati: parliamo di soffitti che lasciano passare l’acqua e di muri che ci cadono in testa. Non sarebbe forse il caso di intervenire?
Un altro problema sono i libri di testo. Pochi sanno che il 70% delle entrate dell’editoria italiana provengono proprio dall’acquisto di questi testi. Nonostante l’evidenza delle spese che ogni anno il loro acquisto comporta (cifre certamente non irrisorie) nessuno ha mai intrapreso iniziative che potessero in qualche modo aiutare concretamente le famiglie degli studenti. E non dobbiamo dimenticare il problema dei trasporti. In tutta la Lombardia la situazione è simile: per quanto riguarda le grandi città negli ultimi anni il servizio ha conseguito un percorso di miglioramento, portando però ad un incremento del costo.Se le zone centrali delle città sono in genere servite propriamente, nei centri di dimensioni minori, il servizio ha una qualità e un costo radicalmente peggiore(le cifre variano da 30,50€ a 75,50€ mensili, contro i 23 euro euro nella zona urbana).I dati si commentano da soli: una Regione che non assicura ai suoi studenti la possibilità di frequentare una scuola (o per mancanza di mezzi o per impossibilità economica del singolo), li sta forse tutelando? Evidentemente questi problemi però non toccavano Formigoni e non toccano Maroni. Infatti dal 2001/2002 la Regione Lombardia ha istituito il sistema “Dote Scuola” che, comprendendo il cosiddetto Buono Scuola, risulta essere un artificio di incentivo al diritto allo studio fondato non solo sui finanziamenti indiretti alle scuole private, ma addirittura su uno sbilanciamento volto a favorire queste ultime.La domanda è una e semplice: perché la scuola pubblica – che per definizione è accessibile a tutti – si trova ad essere meno finanziata e sostenuta nei confronti della scuola privata? Dove sta il senso nell’andare ad aiutare scuole che, oltre a “autofinanziarsi” da sole attraverso le alte tasse imposte agli iscritti, sono frequentate da una ristretta élite di studenti, e che noi non crediamo paritarie a quelle statali? Considerati questi esempi, con la consapevolezza che i fondi elargiti alla scuola pubblica e alle attività ad esse connesse continuano a diminuire, tutto ciò non è forse una forte violazione di quel Diritto allo studio che per legge ci spetta? Non staremo a guardare la distruzione del diritto allo studio: il 16 scenderemo uniti in piazza proponendo un modello di diritto allo studio che permetta a tutti l’accesso all’istruzione e al sapere. Non c’è più tempo da perdere. La nostra generazione non è muta, è la politica che è sorda.
Unione degli Studenti Lombardia
Il 16 dicembre, contemporaneamente, si riunirà il Consiglio Regionale per votare il Bilancio di previsione.
Il fatto scandaloso è che questo bilancio preveda,in quanto a istruzione, 18,5 milioni di tagli al diritto allo studio per la scuola pubblica, lasciando allo stesso tempo quasi invariati i fondi per la scuola privata. Il 14 novembre, infatti sono state presentate le schede del bilancio di previsione lombardo: mentre passano da 33 a 30 milioni i finanziamenti per il Buono Scuola (solo per scuole private), vengono drasticamente ridotti da 23,5 milioni a 5 milioni i fondi per il “sostegno al reddito” (per scuole statali) e azzerati quelli della “componente merito” senza essere reinvestiti.
Come mai? Roberto Maroni, che vanta un’ampia componente di maggioranza iscritta a Comunione e Liberazione, predilige il dare garanzie a quest’ultima piuttosto che ai cittadini lombardi che realmente necessitano di un aiuto.Nessuno “lì in alto” sembra rendersi conto che la Scuola Pubblica, la scuola di tutti e per tutti, ha invece realmente bisogno di sostegno in termini finanziari e che questa necessità sia ora più che mai evidente. Primo dato da cui emergono le difficoltà della Scuola Pubblica: l’edilizia scolastica. Quando citiamo fatti come la morte nel 2008 del diciassettenne Vito Scafidi, ragazzo che perse la vita a Torino quando il soffitto della classe cedette, non parliamo di episodi utopici: gran parte delle nostre scuole, infatti, sono potenzialmente un rischio per gli studenti che le frequentano a causa delle loro strutture fatiscenti. Per la costruzione di nuovi edifici e per rimettere a norma quelli preesistenti attualmente si necessita di circa 1MLD di euro (per la lombardia), quota che corrisponde a circa un ottavo dei fondi che in questi ultimi anni i vari governi hanno tagliato alla scuola pubblica, in modo tale da destinarli alle scuole private.
Ma questo problema non sembra interessare la nostra regione: negli anni passati la Lombardia non aveva stanziato nessun fondo per il capitolo edilizia scolastica. L’anno precedente invece sono stati messi a disposizione 12 milioni, spesi tutti per il “progetto web”, che comprendeva l’istallazione di LIM (Lavagne Interattive Multimediali)l’acquisto di nuovi computer e tablet e l’inserimento del registro elettronico.Quest’anno invece, per il “progetto web”, verranno messi a disposizione 35 milioni; 23 in più dell’anno passato.Tutto questo ci lascia senza parole. Senza dubbio non è inserendo strumenti tecnologici che si migliora la didattica, e quando parliamo di “edilizia scolastica scadente”, purtroppo, ci riferiamo a problemi nettamente più basilari rispetto a computer arretrati: parliamo di soffitti che lasciano passare l’acqua e di muri che ci cadono in testa. Non sarebbe forse il caso di intervenire?
Un altro problema sono i libri di testo. Pochi sanno che il 70% delle entrate dell’editoria italiana provengono proprio dall’acquisto di questi testi. Nonostante l’evidenza delle spese che ogni anno il loro acquisto comporta (cifre certamente non irrisorie) nessuno ha mai intrapreso iniziative che potessero in qualche modo aiutare concretamente le famiglie degli studenti. E non dobbiamo dimenticare il problema dei trasporti. In tutta la Lombardia la situazione è simile: per quanto riguarda le grandi città negli ultimi anni il servizio ha conseguito un percorso di miglioramento, portando però ad un incremento del costo.Se le zone centrali delle città sono in genere servite propriamente, nei centri di dimensioni minori, il servizio ha una qualità e un costo radicalmente peggiore(le cifre variano da 30,50€ a 75,50€ mensili, contro i 23 euro euro nella zona urbana).I dati si commentano da soli: una Regione che non assicura ai suoi studenti la possibilità di frequentare una scuola (o per mancanza di mezzi o per impossibilità economica del singolo), li sta forse tutelando? Evidentemente questi problemi però non toccavano Formigoni e non toccano Maroni. Infatti dal 2001/2002 la Regione Lombardia ha istituito il sistema “Dote Scuola” che, comprendendo il cosiddetto Buono Scuola, risulta essere un artificio di incentivo al diritto allo studio fondato non solo sui finanziamenti indiretti alle scuole private, ma addirittura su uno sbilanciamento volto a favorire queste ultime.La domanda è una e semplice: perché la scuola pubblica – che per definizione è accessibile a tutti – si trova ad essere meno finanziata e sostenuta nei confronti della scuola privata? Dove sta il senso nell’andare ad aiutare scuole che, oltre a “autofinanziarsi” da sole attraverso le alte tasse imposte agli iscritti, sono frequentate da una ristretta élite di studenti, e che noi non crediamo paritarie a quelle statali? Considerati questi esempi, con la consapevolezza che i fondi elargiti alla scuola pubblica e alle attività ad esse connesse continuano a diminuire, tutto ciò non è forse una forte violazione di quel Diritto allo studio che per legge ci spetta? Non staremo a guardare la distruzione del diritto allo studio: il 16 scenderemo uniti in piazza proponendo un modello di diritto allo studio che permetta a tutti l’accesso all’istruzione e al sapere. Non c’è più tempo da perdere. La nostra generazione non è muta, è la politica che è sorda.
Unione degli Studenti Lombardia
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