Una voce si innalza in seno agli studenti, un grido di protesta prende vigore e riecheggia ormai inarrestabile. Il tempo di cambiare rotta è arrivato, la protesta prende nuovamente forma e torna più viva che mai.
Al ladrocinio del futuro, rispondiamo con l’arma che più spaventa coloro i quali stanno giocando con le nostre esistenze da decenni.
Innegabile è la necessità di riportare l’attenzione s
u temi che lasciano le masse sempre più indifferenti, manifesto è il lascito culturale e politico dei passati e presenti governi italiani.
Nell’era dell’apatia, giovanile o meno, dev’essere perseguita una politica che finalmente prenda in considerazione le istanze di chi ha sempre subito le nefandezze di una classe politica indaffarata nel perseguire vili interessi individuali.
Nell’era del declino economico e culturale, obiettivo primario è la proposta di un’alternativa radicale che venga costruita dal basso e possa gettare le fondamenta in un sempre più ampio strato di società.
Coscienti della sempre più inarrestabile deriva che affligge ormai l’intero paese, sentiamo l’impellente bisogno di lanciare proposte che possano donare nuovamente speranza ad un popolo afflitto da anni di politiche ad personam, tagli dissennati e negazione dei diritti costituzionali. Le proposte si fanno concrete nella scuola, fabbrica dei futuri cittadini che ormai versa nel più totale degrado.
Opinabili sarebbero discorsi di carattere ideologico, criticabili sarebbero le posizioni politiche. Ma i dati sono tristemente chiari e creano palpabile sconcerto, degno dei peggiori atti compiuti dall’uomo nella sua storia.
L’Italia ha smesso di investire nel futuro, ha stabilito che il percorso da intraprendere è il progressivo smantellamento di tutto ciò che è pubblico, scuola compresa.

Nel silenzio e nell’indifferenza generale, lanciamo un’azione inusuale e impensabile fino ad oggi nell’ambiente frisino. L’occupazione costituisce la più efficace arma in possesso agli studenti e, in un ottica di collaborazione, ai professori.
Occupare per riprendere i diritti negati, sensibilizzare, costruire l’alternativa e rafforzare quel senso di responsabilità che tanto è decantato nei corridoi frisini.
Occupare per protestare contro misure economiche nefaste che toccano da vicino anche il nostro liceo. Assommati ai più recenti avvenimenti, esemplificativi sono il taglio di 390 milioni del fondo MOF per le scuole pubbliche e l’ennesimo finanziamento di 220 milioni all’istruzione privata, il Frisi è soggetto a delle problematiche proprie dell’istituto stesso. Oltre alla chiusura della biblioteca, vero patrimonio culturale collettivo, all’inagibilità della palestra, ai laboratori fuori norma e alle numerose falle nei muri dell’istituto, non può non esser manifesta l’inadempienza delle amministrazioni provinciali circa il rifacimento della facciata posteriore dell’istituto. Dopo anni di promesse, l’amministrazione persevera nello scaricare le responsabilità a soggetti esterni, liquidando gli studenti con risposte ridicole.
Occupare in maniera intelligente, costruendo giornate colme di confronti e contenuti,
organizzata e tutelante del bene pubblico che noi stessi desideriamo difendere strenuamente.
Occupare credendo che dalla collaborazione tra studenti e professori possa essere costruita lotta che siamo certi possa essere espressa con condivisione di intenti.

Gli studenti e le studentesse del Frisi di Monza
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