La Rete della Conoscenza in piazza il 20 maggio 2017

Le violazioni dei diritti umani nei centri libici sono sistematiche: violenze, soprusi e suicidi. Nei centri di detenzioni libici “ci picchiano, ci frustano, ci trattano come schiavi”, racconta un ragazzo di 15 anni. Nonostante questo, l’Italia ha sottoscritto un accordo con la Libia, “sottolineando l’importanza del controllo e della sicurezza dei confini libici”. Il governo italiano ha una diretta responsabilità, poiché considerando le migrazioni come “questioni che influiscono negativamente” abbandona a condizioni disumane migliaia di uomini, donne e bambini.

Anche in Turchia la situazione è gravissima, in particolare dopo gli accordi con l’Unione Europea; la chiusura della frontiera, pagata miliardi dall’Unione Europea, ha portato a una drammatica situazione per i migranti. La chiusura del mar Egeo ha innanzitutto portato alla conseguenza per la quale le persone hanno intrapreso il viaggio attraverso la più pericolosa rotta libica. In aggiunta a ciò, le condizioni dei migranti – le quali evidentemente non interessano all’Unione Europea – sono gravemente peggiorate. In particolare l’incremento del lavoro minorile, come ci ha raccontato Andrea Panico di Melting Pot Europa, ha portato a drammatiche situazioni di sfruttamento, con bambini di 6 o 7 anni costretti a lavorare per 12 ore al giorno in capannoni nelle fabbriche dell’est della Turchia.

Gli accordi internazionali di Italia ed Unione Europea si fondano sulla logica che vede nei fenomeni migratori un problema da risolvere, e la volontà di contenere i flussi migratori prescindendo dalle condizioni dei migranti ne è la diretta conseguenza.

In aggiunta a queste politiche internazionali, fatte di confini, muri e barriere, con i decreti Minniti-Orlando il governo italiano sta attuando una politica securitaria e repressiva anche all’interno del paese. Emblematica è stata l’operazione di polizia effettuata il 2 maggio alla Stazione centrale di Milano: un abnorme dispiegamento di “forze dell’ordine”, con tanto di cavalli ed elicottero, ha effettuato un rastrellamento di migranti e richiedenti asilo.

A quell’operazione tanti e tante hanno sin da subito risposto con un presidio in solidarietà, per rispondere a un attacco diretto alla libertà e ai diritti di tutti. La Milano antirazzista e solidale, che da anni pratica antirazzismo ed inclusione, è attiva per portare solidarietà concreta e sensibilizzare la popolazione.

La solidarietà dal basso è lo strumento fondamentale per uscire dalla logica che vuole individuare nei migranti il nemico. Dobbiamo invece comprendere che i bisogni degli autoctoni e dei migranti non sono tra loro contrastanti, ma sono invece assolutamente compatibili. Come soggetti in formazione siamo consapevoli del ruolo che può avere la Conoscenza, al tempo stesso strumento di incontro e di autodeterminazione: rivendichiamo pertanto il diritto di tutti, migranti e non, a poter accedere ai luoghi del sapere. Da anni il modello del multiculturalismo ha fallito, per questo è importante ripensare il modo in cui approcciamo e costruiamo socialità e convivenza tra culture e modi di vita differenti. In questo senso, la formazione gioca un ruolo fondamentale: ripensare la didattica, affinché questa non sia etnocentrica, e ripensare i luoghi della formazione è un elemento fondamentale. Innanzitutto partendo dalla necessaria riapertura di questi luoghi, affinché non vi sia alcuna esclusione da questi e affinché la condivisione di un sapere libero e laico possano diventare lo strumento con il quale costruire una società più giusta in cui non vi siano discriminazione ed esclusione.

Per la giornata del 20 maggio abbiamo promosso insieme a tantissime realtà del territorio la piattaforma “Nessuna persona è illegale”, che guarda oltre alla singola giornata; una piattaforma che parte dall’idea per la quale nessuno possa essere considerato un problema perché “illegale”, ma che si debba invece garantire libertà di movimento senza fare alcuna distinzione semplicistica rispetto ai motivi che portano una persona a migrare dal proprio Paese. Non esistono motivazioni di serie A e di serie B, tutti e tutte devono poter avere la libertà di muoversi ovunque vogliano. Ed è nostro dovere far sì che ciò possa accadere senza alcuna restrizione.

Saremo in piazza per far emergere le contraddizioni di chi, da un lato, promuove un “20 maggio senza muri”, e dall’altro stringe accordi dalle conseguenze disumane e propone politiche interne che vanno in tutt’altra direzione. Saremo in piazza con tutte quelle realtà che la solidarietà la praticano realmente e quotidianamente e con tutti coloro che credono in un mondo senza frontiere, per la reale libertà di movimento di tutte e tutti.

Rete della Conoscenza Milano